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martedì 21 maggio 2013

Se lo straniero fa incetta di farmaci gratis e li spedisce al suo Paese di provenienza

L'ispirazione universale e solidaristica del nostro Ssn fa si che la copertura sanitaria venga assicurata anche ai cittadini stranieri presenti sul territorio nazionale, siano essi in possesso di permesso di soggiorno o di autorizzazioni temporanee. Un principio di civiltà che - secondo quanto denuncia un articolo pubblicato oggi dall'edizione barese de la Repubblica, sembrerebbe avere qualche effetto collaterale, almeno in materia di accesso ai farmaci. Secondo quanto riferisce il quotidiano, infatti, esiste il sospetto che vi siano stranieri temporaneamente presenti in Italia che fanno incetta di farmaci per spedirli nei Paesi di provenienza.
"Sotto il profilo formale non c'è nulla di illegale" scrive la Repubblica. "Chi risiede regolarmente ha diritto al medico di base e all'assistenza farmaceutica. Il problema nasce quando i medicinali, magari ottenuti dietro pagamento del solo ticket, se non gratuitamente, vengono impacchettati e spediti nei Paesi di provenienza. Il danno per il sistema sanitario regionale diventa notevole. Senza contare i cosiddetti Stp, ossia gli stranieri temporaneamente presenti. In genere sono sprovvisti di documenti. Possono però ottenere il medico di base con una semplice dichiarazione autocertificata. Non sono rari i casi in cui una stessa persona si presenti a centri diversi dichiarando identità differenti. Il paradosso è che potrebbe avere più medici di base e, quindi, ottenere più prescrizioni di farmaci."
Il quotidiano, ovviamente, evita di generalizzare, ipotizzando che possa trattarsi di situazioni limite, ma non si nasconde che "il rischio che possano innescare un traffico illegale di medicinali è altissimo. Il tutto, come sempre, a carico del servizio sanitario regionale. L'assistenza agli stranieri temporaneamente presenti è comunque limitata a sei mesi, salvo proroghe. Gli abusi sono però sempre possibili ".
Per evitare degenerazioni del fenomeno, si starebbero studiando adeguati strumenti di controllo, dei quali tuttavia l'articolo de la Repubblica non fornisce particolari, limitandosi a concludere che "non è in discussione il principio di civiltà che riconosce a ogni persona il diritto alla salute, a prescindere dalla nazionalità. In tempi in cui la spesa sanitaria e la spesa sociale sono in forte decremento e i pugliesi, come tutti gli italiani, sono costretti a tirare la cinghia, non possono però più essere ammesse furbizie e scorciatoie."



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